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Cronaca

Val d’Aveto, alla scoperta degli "Yeti" divisi tra calcio e pallavolo

Una polisportiva fortemente radicata sui territori di S. Stefano d'Aveto e Rezzoaglio. Oggi incontriamo lo storico segretario Cervini: "Mai come ora stiamo coinvolgendo tutta la valle"

La formazione della Val D'Aveto.

La società della Val d’Aveto è un club dilettante diverso da molti altri nella zona del Tigullio e del Golfo Paradiso. Un club molto legato al territorio e ai comuni di Santo Stefano d’Aveto e Rezzoaglio. Gli “Yeti“, questo il soprannome dei tesserati del club, sono una polisportiva, infatti oltre a praticare calcio praticano anche la pallavolo. Il punto più alto è toccato tra le stagione 2013/2014 e 2014/2015 con il campionato vinto in I Categoria e il salto in Promozione. Un salto che si rivela però un’arma a doppio taglio per una squadra che prevalentemente ha sempre disputato campionati di II e III Categoria. Nonostante in Promozione mister Padi prima e mister Melillo nel finale, operino un buon lavoro si registra la retrocessione in I Categoria, anche se solo ai Play-Out, nel derby con il Casarza Ligure. L’anno dopo mancano sponsor, ma soprattutto manca il campo di gioco. Nell’estate del 2015 infatti, a sorpresa, il “Daneri” di Caperana non sarà più disponibile per gli “Yeti”. Pochi sponsor, retrocessi, senza campo e con molti giocatori che stanno per accasarsi in altre squadre: rimangono due vie o chiudere bottega o iscriversi in III Categoria. Si riparte quindi tornando a giocare a Santo Stefano d’Aveto e con una generazione di ragazzi della valle. Il presidente di quel biennio, Pier Barattini, fa miracoli per fare ripartire il tutto. Il primo anno di III Categoria è duro, qualcuno di quei ragazzi non aveva mai giocato a livelli del genere, ma non mancano le soddisfazioni ed è comunque una sorta di “anno zero” per cementare il gruppo e capire se si può programmare qualcosa. L’anno dopo con mister Grazi va già meglio e si arriva poi al biennio con Helenio Casella dove i ragazzi della valle sono ormai diventati giocatori veri ed incontrano una serie di giocatori della riviera molto importanti e un bomber di razza come Redon Rahmani che con la sua media goal da scarpa d’oro porta gli Yeti a giocarsela con chiunque. Ecco i giorni nostri e l’estate post Coronavirus. Oggi incontriamo Roberto Cervini che da tempo immemore funge da segretario e accompagnatore.

Buongiorno Roberto, partiamo da una domanda che toccherà molti club dilettanti. Come ripartirà la Val d’Aveto dopo lo stop per il Covid -19?

“Bel problema, sono state emanate le primissime linee guida, ma tutto potrebbe cambiare, dipende dalla situazione generale di questa impensabile emergenza sanitaria. Per ora ci siamo dotati dei primi dispositivi di emergenza di base, ci stiamo organizzando per le partite interne di campionato in casa che giocheremo a Santo Stefano, dopo di ché vedremo cosa succede. Il calcio però, come tutti gli sport di squadra, non ha senso con una malattia del genere, mi spiego meglio, a cosa serve rispettare distanze negli spogliatoi, fare la doccia uno per volta per poi abbracciarsi in campo dopo una rete segnata, marcarsi a uomo in area di rigore durante un calcio d’angolo o intervenire testa contro testa per allontanare un cross in area? Molto controversa questa cosa…io non la capisco.”

Quali sono i programmi per la prossima stagione?

“Affermare il calcio a 11, anche grazie alla gestione degli impianti sportivi del posto appena rilevati da precedente gestore, conferma di calcio giovanile, pallavolo ed eventualmente qualche nuova attività. Il Presidente Graziano Fontana in questo è abilissimo, mai come ora stiamo coinvolgendo tutta la valle, Comuni di S. Stefano d’Aveto e Rezzoaglio, in un buon numero di attività sportive, soprattutto per i più giovani.”

Affronterete il campionato di III Categoria con quali obbiettivi?

“Riprendere quel trend che ci vedeva subito a ridosso delle prime della classe, vale a dire zona Play-Off, negli ultimi due anni di terza categoria, quest’ultimo a parte, con mister Casella alla guida siamo arrivati quinti e sesti, ma non abbiamo mai potuto giocarcela in partita secca per un’eventuale posto in seconda categoria. La stagione non conclusa invece ci vedeva ottavi, mister Dadone e il suo secondo Valeriani avrebbero dovuto provare il rush finale per centrare l’obiettivo, ma non ci è stato possibile provarci per la grave emergenza sanitaria che sappiamo.”

Punterete ancora sui giovani del territorio?

“Il territorio non è un posto facile da questo punto di vista, soffriamo senz’altro lo spopolamento delle valli, come succede dappertutto temo, e quindi dal punto di vista under 14 cerchiamo di fare molto, calcio e pallavolo in primis, per il calcio a 11 cerchiamo di coinvolgere il più possibile chiunque della valle abbia voglia di giocare a calcio. Ma gli autoctoni non bastano e ci appoggiamo a qualche valorosissimo ragazzo della Fontanabuona o di Chiavari, dei territori circostanti insomma, aspettando qualche nuovo arrivo che il nuovo mister De Cicco porterà.”

Che campionato sarà quello che vi attende?

“Come dicevo prima di conferma, dovremo confermare quanto di buono aveva seminato mister Casella, aiutato dal fido De Pascalis nel finale stagione 2018/19, e quanto di buono si intravedeva in alcune partite di questa ultima travagliata stagione targata Dadone/Valeriani.”

Come pensi ripartirà il calcio dilettante dopo la pandemia da Coronavirus?

“Questo sarà il grosso problema secondo me, quanti sponsor sostenitori si tireranno indietro? Quante squadre non si iscriveranno il prossimo anno? Questa del virus è stata una catastrofe a livello mondiale; innanzitutto soffermiamoci su tutte le persone che hanno perso la vita per questa assurdità, poi passiamo alle aziende che chiudono, persone che perderanno il lavoro e si troveranno improvvisamente a dover trovare una soluzione per andare avanti, figuriamoci il calcio, per quello che può contare, sarà concatenato a tutto quanto appena detto e sarà una situazione davvero pesante secondo me. Mi sto accorgendo di parlare al passato, sto parlando come se tutto fosse finito ma sappiamo bene che non è così. Quindi oltre a quanto detto si dovrà anche capire quando finirà ufficialmente questa epidemia, perché altrimenti al primo focolaio saremo da capo e la storia potrebbe essere ancora più drammatica a questo punto. Speriamo in una qualche soluzione.”

Quanto siete legati al vostro territorio?

“Molto, ma lo siamo sempre stati attenzione, i dirigenti sono sempre stati della valle, Presidenti, consiglieri vari, sempre dei due Comuni della valle. Anche quando abbiamo iniziato a raggiungere certi livelli ci siamo sempre affidati alle direzioni locali, salvo un anno su 27. Anche per i giocatori vale lo stesso discorso, dove era possibile si cercava una soluzione della valle, al 100% come nei primi anni o in più bassa percentuale come in altri, ma laddove ci fosse la possibilità si è sempre cercato di dare precedenza ai nativi del posto.”

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