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Fiori all'occhiello

L’uomo a pressione

vesuvio (fiori all'occhiello)

Probabilmente, postulare un possibile paragone tra l’uomo e la pentola a pressione non soddisfa la pretesa di autorevolezza e grandiosità che la specie umana si assegna.

In prima battuta, l’idea di paragonarlo ad un semplice accessorio di cucina può rivelarsi a tutti gli effetti limitante e offensivo.

Nondimeno, in seconda battuta, a seguito di una disamina imparziale, tale accostamento acquista un senso compiuto: non tanto per la pentola in sé, trascurando al momento il concetto di merce, quanto per la pressione in essa esercitata nell’esercizio della funzione.

E non è forse l’uomo, per fattori più o meno contingenti, sottoposto ad una costante quotidiana pressione, seppur di genere differente, di analoga intensità?

A comprova estetica della premessa, ecco il nostro “uomo a pressione” collocato nel traffico urbano, mentre gesticola e inveisce contro questo e contro quello; eccolo, agguerrito e saccente nelle infinite e inconcludenti diatribe civico-condominiali; eccolo ancora, mentre espone la propria vita come “una somma di pretese riuscite astuzie”, citando Elias Canetti; eccolo di nuovo, mentre imprime alla sua effimera esistenza spossanti traguardi materialisti.

Dopo tutto, le probabilità di centrare il paragone in premessa vistosamente aumentano.

Con una sensibile differenza: la pentola è realizzata in un materiale la cui struttura è adatta alla funzione, mentre il materiale dell’ essere umano é, almeno sotto tale aspetto, di minore tenuta in ordine agli obiettivi.

La pressione cui l’individuo è sottoposto e si sottopone, anche orgogliosamente, in base all’indole, ha pochi effetti positivi sugli esiti che si prefigge e sulla propria struttura, a ribadirne la minore resistenza rispetto all’acciaio della pentola.

Alla resa dei conti, anche se imbizzarrito da scomposta ambizione, l’essere umano dovrebbe via via “lasciare a Cesare quello che è di Cesare” e praticare principalmente ciò che gli riguarda per natura.

Pertanto, con l’idea di evitare l’effetto collaterale dell’aumento della pressione (arteriosa), si prenda lo spazio di adoprarsi in ogni possibile agire solidale e dedicarsi percentualmente ad un’idea che si rifà alla Szymborska quando considera che “spesso mi abbandona la certezza che ciò che é importante sia più importante di ciò che non lo è”.

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